
Il passato da non dimenticare
Un mondo che non c'è più, letteralmente cancellato dal cosiddetto progresso. Eppure non è così remoto: è quello dei nostri genitori e dei nostri nonni. Gianna picchi, scorrendo il gomitolo dei ricordi ce lo rievoca, offrendoci un affresco vivo. Lo fa pensando a tanti giovani che quel tempo non riescono neppure a immaginare. Un tempo in cui non c'era il gabinetto e per espletare i bisogni fisiologici si andava dietro il muro della stalla, in cui non c'era la corrente elettrica e si ricorreva la sera alle lucerne o ai lumini a olio, in cui si faceva il bagno in un mastello di legno del bucato. Tempi duri? L'autrice li racconta come se fossero del tutto naturali. Tempi in cui per curare i malanni si faceva uso di rimedi popolari quali semi di lino, lardo e olio di ricino, che veniva fatto trangugiare stringendo il naso tra pollice e indice come una pinza. Tempi in cui si poteva ammirare incantati, all'inizio dell'estate, lo spettacolo di un'infinità di lucciole, in cui tutte le sere si recitavano le orazioni con la famiglia al completo e il rosario durante il mese di maggio. Un passato dai ritmi lenti, naturali e nello stesso tempo umani. Un passato che Gianna Picchi racconta senza nostalgia, ma anche senza condanne.
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